Avanguardia musicale nel parco di San Giovanni

Da oltreilgiardino.
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Negli anni della rivoluzione basagliana venne dato uno spazio significativo alla musica di avanguardia.

Il 15 maggio 1974 arrivò nel parco di San Giovanni Ornette Coleman. Nato in Texas nel 1930, Ornette Coleman è stato uno dei più importanti ed innovativi sassofonisti del jazz d’ avanguardia e fu uno dei fondatori del free jazz, corrente che ebbe grande fortuna nei decenni successivi. In quella sera Coleman si esibì in quartetto eseguendo brani totalmente liberi da ogni sorta di prefigurazione armonica, ritmica e melodica. Il suo lavoro, principalmente basato sull’ improvvisazione, aveva come principale volontà la liberazione della musica, e questa volontà si inserì molto bene nel contesto di liberazione e di cura della soggettività avanzata da Basaglia.

Il musicista ricordava l’evento così: «It was really very unique, molto speciale. Non mi ero mai trovato in un ambiente così particolare. Non avevamo la minima idea di chi potesse esserci in quell'ospedale, ci siamo trovati fra tanta gente di tutti i tipi e certo non avresti potuto dire, guardandoli in faccia, questo è malato e questo no».

A questo concerto, che per molti è considerato fondamentale nella storia del jazz triestino e nella storia dell’esperienza di deistituzionalizzazione, seguirono altri eventi altrettanto significativi: il 12 giugno dello stesso anno arrivarono nel parco di San Giovanni gli Area, storica formazione italiana guidata dal cantante Demetrio Stratos, il maestro della voce.

Il gruppo aveva appena pubblicato il loro secondo album “Caution Radiation Area” (all’ interno del quale una traccia si intitola Lobotomia, un brano di provocazione e protesta politica dedicato alla rivoluzionaria tedesca Ulrike Meinhof) e venne invitato a San Giovanni per ridefinire il parco come luogo di libertà e creatività di tutte le forme espressive.

Seguiranno poi altri concerti di genere jazz e "progressive" che porteranno, con la collaborazione di enti ed associazioni, importanti artisti italiani all’interno del parco: il quartetto di Giorgio Gaslini, Franco Battiato, Juri Camisasca, Dodi Moscato, Francesco Guccini, Gino Paoli e Alberto Camerini.

In primavera era arrivato Ornette Coleman. L'associazione triestina Amici del jazz aveva cominciato a collaborare con i tentativi di offrire il parco alla frequentazione della città.

Era la nostra prima volta. I permessi, i costi, l'ospitalità per i musicisti, la pubblicità misero alla prova la nostra inesistente forza organizzativa. Dopo molte incertezze decidemmo per il campo sportivo del parco.

Un piccolo palco, poco meno di un metro di altezza, e un'amplificazione approssimativa avrebbe sostenuto il quartetto di Coleman. Per il quartetto teneva i contatti con noi un manager olandese imponente [che] pretendeva che prima che Coleman salisse sul palco saldassimo quanto pattuito. Niente soldi, niente concerto.

Coleman e gli altri erano trattenuti dietro un muro che faceva da quinta a pochi passi dal palco. Nell'imbarazzo generale del pubblico, dalla prima fila viene fuori Rosina, la nonna dell'asilo. Rosina sale sul palco, guarda stupita il pubblico che applaude, tira fuori dalla tasca la sua armonica a bocca e comincia a suonare. Ornette Coleman sente la musica e fa capolino incuriosito, ascolta ancora per un attimo, si avvicina a Rosina che continua a suonare e riprende dolcemente le note col suo sassofono. Entra Billy Higgins che prende posto alla batteria e dietro di lui Sirone Norris Jones che comincia a sostenere al basso il sassofono e James Ulmer che riprende l'aria di Rosina alla chitarra.

Il concerto comincia. Una magia.

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