Claudio Misculin

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Claudio Misculin (Trieste, 14 febbraio 1954 – Trieste, 20 settembre 2019), attore e regista, partecipò sin dall'inizio degli anni Settanta alle iniziative che si andavano realizzando a Trieste nell'Ospedale Psichiatrico diretto da Franco Basaglia. Avvicinandosi all'esperienza di Marco Cavallo, seguì la scultura-simbolo in varie situazioni, come ad esempio quando venne portata a Roma nel 1981.

Interpretò, rielaborò e ripropose i temi della pazzia e della diversità in rappresentazioni teatrali. Fondò nel 1992 il gruppo teatrale Accademia della Follia, nel contesto dell’esperienza triestina.

L’Accademia della Follia si affermò ben presto in Italia e all’estero per la qualità delle narrazioni delle esperienze del disagio mentale ma anche per i richiami agli spettacoli del grande teatro di prosa.

Misculin lavorò come regista, ad esempio dirigendo Stravaganza di Dacia Maraini. Come attore partecipò a quattro lungometraggi: Fuori dalle corde (regia di Fulvio Bernasconi, 2007), I Fratelli d'Italia, (regia di Roberto Quagliano, 2005), L'alba di Luca, (regia di Roberto Quagliano, 2001) e Ybris, (regia di Gavino Ledda, 1984). Prese parte come protagonista a Mattintour, film documentario trasmesso in tv nel 2005 su Rai3. Fu interprete, nel 2007, dello spettacolo di Giuliano Scabia La luce di dentro. Viva Franco Basaglia, che è stato descritto in un libro del 2010. Lo spettacolo è stato portato in tournée in numerose città italiane. Nel 2010 per la sua attività con l'Accademia della Follia ricevette la Medaglia al merito del Presidente della Repubblica nel campo delle Arti, della Cultura e dello Spettacolo.

Nel 2019, anno della sua scomparsa, la compagnia teatrale da lui voluta è stata ribattezzata “Accademia della follia-Claudio Misculin” in sua memoria.

Secondo una sua celebre frase “l’umanità ha ancora bisogno di cento, mille palcoscenici per far capire che diversità, malattia, solitudine, poesia non appartengono solo a categorie specifiche di persone, ma sono patrimonio di tutti. Perché, dal di dentro, noi sì, noi lo sappiamo: la follia appartiene alla normalità, non ne è affatto la negazione.”