Ignàc Semmelweis

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Ignác Fülöp Semmelweis (Buda, 1º luglio 1818 – Döbling, 13 agosto 1865) è stato un medico ungherese. Per i suoi importanti contributi allo studio delle trasmissioni batteriche da contatto e alla prevenzione della febbre puerperale è noto anche come Il salvatore delle madri. Nel 1847 scoprì che nelle cliniche ostetriche l'alta incidenza di febbre puerperale poteva essere drasticamente ridotta mediante la disinfezione delle mani.

Svolse i suoi studi di medicina presso l'università di Pest (oggi Budapest) e Vienna.Si laureò nel 1844 con una breve tesi sulla "Vita delle piante". Affascinato dalla ricerca che veniva fatta in anatomia patologica fece domanda per un posto di assistente di Jakob Kolletschka, un discepolo di Rokitansky, ma la sua domanda venne respinta. Chiese allora di diventare assistente di Joseph Škoda, ma questi aveva già promesso il lavoro ad un altro medico. Fu così che il giovane Ignác si rivolse all'ostetricia, che a quel tempo non occupava un posto di prestigio nella gerarchia accademica della medicina europea. Iniziò così a frequentare la clinica di ostetricia, ma ottenne anche da Rokitansky il permesso di dissezionare i cadaveri delle donne morte per malattie e operazioni ginecologiche, imparando così i nuovi metodi di osservazione e di analisi. Nel 1846 divenne dottore in chirurgia ed ostetricia.

Diventato dottore in Chirurgia ed Ostetricia, nel 1846 ottenne anche l'incarico per due anni di assistente effettivo del dottor Johann Klein, che dirigeva la prima divisione della clinica ostetrica all'Ospedale generale di Vienna (Allgemeines Krankenhaus der Stadt Wien), il più moderno ospedale europeo inaugurato nel 1784 dall'imperatore Giuseppe II. All'inizio della sua fondazione la clinica ostetrica dell'Allegemeines era diretta dal dottore Johann Boër. Dotato di un grande senso di umanità per le puerpere, il dottore proibì l'insegnamento sui cadaveri delle donne e ne dissezionava i corpi solo per studiarne le patologie che avevano condotto al decesso. Durante i trent'anni della sua direzione la mortalità delle partorienti si aggirava intorno all'1%. Tutto questo cambiò quando nel 1823 la clinica fu affidata a Klein, i cui assistenti avevano l'obbligo di eseguire fino a 15-16 autopsie al giorno per poi direttamente procedere alle visite interne delle partorienti. Klein nel 1834 aveva fondato una seconda divisione di maternità usata solamente per il tirocinio delle ostetriche. Fin dall'inizio del suo assistentato il giovane medico ungherese dedicò tutte le sue energie al lavoro in corsia e a continue dissezioni, ossessionato dall'elevato numero di decessi delle partorienti per febbre puerperale e soprattutto assillato dalla sconcertante rilevazione che il numero delle morti era di molto superiore nella clinica di Klein che non nella seconda divisione diretta dal dottor Bartch, dove a far partorire le donne erano le ostetriche.

A quell'epoca una terribile malattia caratterizzata da dolore, malessere generale e febbre elevata, conosciuta come "febbre puerperale" decimava letteralmente le puerpere ricoverate negli ospedali viennesi, così come in altri ospedali europei ed americani. Le cause venivano attribuite alle più fantasiose ipotesi:1) i fluidi prodotti dall'utero e bloccati al suo interno, ristagnando, sarebbero andati incontro a putrefazione che diffondendosi nell'organismo ne avrebbe determinato la morte, 2) l'utero ingrossato dalla gravidanza avrebbe compresso e bloccato l'intestino provocando al suo interno il ristagno delle feci il cui imputridimento, attraverso il sistema venoso, avrebbe determinato la malattia mortale, 3) gas velenosi presenti nell'aria sarebbero stati inalati dalle donne provocando nelle stesse il blocco dei flussi uterini con conseguente putrefazione degli stessi.

Semmelweis era ossessionato da queste morti così frequenti e continuava a praticare autopsie sui cadaveri delle donne riscontrando quadri anatomo-patologici sempre uguali.

La sua prima ipotesi fu l'aria mefitica delle città che, essendo in piena rivoluzione industriale, non era molto salubre. Raccolse così dati sulla mortalità delle puerpere per febbre in città, in campagna ed in ospedale. La mortalità era maggiore in ospedale, quindi l'ipotesi non trovò conferma. La sua seconda ipotesi fu che le puerpere morissero di autosuggestione a causa del prete della cappella dell'ospedale che, per dare l'estrema unzione, passava scampanellando per i corridoi. Costrinse quindi il parroco a non usare più la campanella, ma le morti rimasero costanti. Infine ebbe l'intuizione che risolse il problema. Durante l'assenza di Semmelweis tra il primo ed il secondo periodo contrattuale, un suo collega ed amico, Jakob Kolletschka, era morto a seguito di una breve malattia. Semmelweis ebbe la possibilità di studiarne la cartella clinica e fu colpito da due elementi: 1) l'autopsia praticata sul cadavere evidenziava lesioni simili a quelle che si riscontravano sulle donne morte per febbre puerperale; 2) Kolletschka solo qualche giorno prima si era ferito nel corso di una autopsia praticata sul cadavere di una di queste mamme.

Gli fu chiaro che la febbre puerperale e la morte del professor Kolletschka erano la stessa cosa dal punto di vista patologico perché entrambe presentavano gli stessi cambiamenti anatomici. Se nel caso del professor Kolletschka i cambiamenti nella sepsi derivavano dall'inoculazione di particelle cadaveriche allora la febbre puerperale doveva avere origine dalla stessa fonte. Ciò fu sufficiente a Semmelweis per giungere ad un'ipotesi, straordinaria per l'epoca: la febbre puerperale è una malattia che viene trasferita da un corpo all'altro a seguito del contatto che i medici e gli studenti presenti in reparto hanno prima con le donne decedute (su cui praticano autopsia) ed immediatamente dopo con le partorienti che vanno a visitare in corsia.

Era una teoria sconvolgente per i tempi. Per dimostrarla il giovane Semmelweis mise in atto una banale disposizione: tutti coloro che entravano nel Padiglione I sarebbero stati obbligati a lavarsi le mani con una soluzione di cloruro di calce (ipoclorito di calcio). A questo aggiunse la disposizione che per tutte le partorienti si cambiassero le lenzuola sporche con altre pulite. I fatti gli diedero immediatamente ragione. Era il maggio 1847. Nel 1846, su 4010 puerpere ricoverate presso il Padiglione I, ne erano morte 459 (l'11,4%) per febbre puerperale. Nel 1847, dopo l'adozione del lavaggio delle mani con ipoclorito di calcio, su 3490 pazienti ne morirono 176 (il 5%) e l'anno successivo la percentuale si attesterà tra l'1 e il 2%, all'incirca la stessa da sempre del Padiglione II.

A causa dell'ostilità mostrata dai medici della "Scuola viennese" nei confronti della sua teoria, Semmelweis si lasciò opprimere sempre di più da complessi d'inferiorità e cadde in depressione. Ci vollero molti anni prima che la scoperta di Semmelweis venisse accettata e applicata in modo generalizzato: la dimostrazione della contaminazione batterica fu data da Pasteur solo nel 1864. Prima di allora le scoperte di Semmelweis vennero screditate e, nonostante i risultati positivi, fu licenziato dall'ospedale di Vienna per aver dato disposizioni senza esserne autorizzato e di conseguenza le morti per infezione aumentarono nuovamente.

Tornato in Ungheria applicò lo stesso metodo all'ospedale di San Rocco a Pest, ottenendo anche qui un abbassamento significativo dei nuovi casi di febbre puerperale. Fu proprio in Ungheria che nel 1861 scrisse il libro Eziologia, concetto e profilassi della febbre puerperale. Purtroppo la comunità scientifica dell'epoca gli si scagliò contro e Semmelweis finì per essere ricoverato in manicomio. Morì per setticemia, sviluppatasi a causa delle ferite inferte dalle guardie del manicomio e delle cure non adeguatamente sottoposte a profilassi, proprio ciò che la sua scoperta avrebbe voluto evitare.

I lavori del 1879 di Louis Pasteur e del 1883 di Joseph Lister avrebbero dimostrato la grandezza delle intuizioni di Semmelweis. Mettendo fine ad uno dei più grandi esempi di pregiudizio nei confronti di un uomo geniale, la città di Budapest nel 1894 gli eresse un monumento tombale, poi nel 1906 una statua che successivamente sarebbe stata collocata davanti all'ospedale San Rocco, e infine gli intitolò la Clinica Ostetrica dell'Università.

Durante le più accese polemiche contro Semmelweis, l'amico Ferdinand von Hebra si era esposto in suo favore, pubblicando numerosi lavori sulle sue straordinarie scoperte ed attirandosi per questo diverse inimicizie, sono sue le parole: "Quando qualcuno scriverà la storia degli errori umani ne troverà pochi più gravi di quello commesso dalla scienza nei confronti di Semmelweis".

Nel Novecento il neopositivista Carl Gustav Hempel, in Filosofia delle scienze naturali (1966), ha utilizzato l'indagine di Semmelweis sulle cause della febbre puerperale come modello di ricerca scientifica basata sull'evidenza empirica. In particolare viene apprezzato il suo uso del modus tollens, cioè la prova tramite confutazione delle ipotesi alternative, anticipando così alcuni aspetti del falsificazionismo.

Attualmente, è chiamato "Riflesso di Semmelweis" il modo di riluttanza e resistenza ad accettare una scoperta in campo scientifico o medico che contraddica norme, credenze o paradigmi stabiliti.

Lo scrittore e medico francese Louis-Ferdinand Céline dedicò la sua tesi di laurea in medicina al medico ungherese con il titolo La Vie et l'œuvre de Philippe Ignace Semmelweis, discutendola davanti alla commissione il 1º Maggio 1924, volendo in questo modo omaggiare uno dei grandi eroi della medicina del XIX secolo. L'opera venne poi fatta ripubblicare dallo scrittore nel 1952.

Nel 2013 l'UNESCO ha deciso di inserire alcuni documenti sulla scoperta di Semmelweis nel registro della Memoria del mondo. Dal 1969 l'Università di Budapest, che all'epoca della sua morte si chiamava Reale Università ungherese di Scienza, è stata rinominata Università Semmelweis in suo onore.