Invenzione istituzionale

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Il percorso che ha portato alla chiusura degli Ospedali Psichiatrici e alla creazione dei servizi sul territorio si indica generalmente con il nome di deistituzionalizzazione. Franco Rotelli usa anche il termine di “invenzione istituzionale” per riferirsi alla possibilità di costituire luoghi di cura e diritto per le persone che in un momento di fragilitá hanno bisogno di un appoggio istituzionale, non coercitivo e non limitante della libertá della persona, per riprendere un percorso di emancipazione.

Già in un primo scritto del 1967 Franco Rotelli assume posizioni fortemente critiche nei confronti dell'ideologia psichiatrica dominante demistificando in particolare la costruzione del concetto di psicopatia in Kurt Schneider, generalmente fatta propria dalla psichiatria ufficiale e proponendo un approccio "sartriano" al tema dell'incontro con l'altro in una pratica orientata a valori universali ed esplicitamente improntata ad un'etica delle libertà, piuttosto che a fini metastorici e propri dell'ideologia dominante, nel senso di un "sapere della complessità" che cerca un dialogo continuo tra soggetti e tra soggetti e comunità.

Nei testi di conferenze in Italia, Giappone, Brasile, Spagna, Francia e molti altri paesi raccolti nel libro "Per la normalità" descrive il percorso di ristrutturazione radicale dei servizi di salute mentale di Trieste, illustrandone i principi ispiratori.

Analizza i percorsi di deistituzionalizzazione e di "invenzione istituzionale" che hanno rivoluzionato l'organizzazione della psichiatria a Trieste e in molti altri luoghi in Italia e in altri paesi europei ed extraeuropei.

Contro l'accusa dei conservatori per i quali la chiusura dei manicomi corrisponderebbe all'abbandono dei malati, pubblica nel 1986 un testo dal titolo "Deistituzionalizzazione, un'altra via" tradotto poi in molte lingue in cui analizza l'assunzione di responsabilità nella pratica triestina nei confronti dell'intera comunità, e la profonda differenza con linee di politica pubblica negli USA e in alcuni altri Paesi.

Grande attenzione viene rivolta al mondo delle politiche attive di inclusione testimoniata anche dalla pubblicazione, alla fine degli anni ottanta, con Ota De Leonardis e Diana Mauri del volume "L'Impresa Sociale". Il testo analizza il tema centrale nel pensiero di Franco Rotelli dell’esclusione sociale, intesa come problematica economica ma anche come oggettivazione del paziente psichiatrico.

La problematica deisitituzionale nel pensiero di Franco Rotelli si affianca anche a quella sanitaria: il sistema sanitario deve sapersi confrontare con i problemi reali della vita delle persone, con i determinanti non sanitari della salute e con i legami comunitari.

Viene quindi propugnata una più forte medicina pubblica del territorio e una riduzione del ruolo degli ospedali (così come, peraltro, di quello di tutte le "istituzioni totali"). La democratizzazione delle istituzioni pubbliche, la loro trasparenza e la loro efficacia, vengono perseguite come valori fondanti nel compito di direzione degli apparati sanitari che ha impegnato Rotelli per decenni.

Ne "L'Istituzione inventata, Almanacco di scritti e immagini” relativo a quarant'anni di lavoro dell'équipe di Trieste pubblicato nel maggio 2015, Rotelli racconta la sua esperienza a Trieste dagli anni di Franco Basaglia ad oggi.