L'Ospedale Psichiatrico di Colorno

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L'Ospedale Psichiatrico di Colorno, in provincia di Parma, è stato un complesso di edifici adibito al mantenimento e alla cura di pazienti con problemi psichiatrici. L’ospedale psichiatrico esisteva già a Parma nel XIX secolo. Nel 1873 scoppiò nella città emiliana un’epidemia di colera e fu deciso di stabilire provvisoriamente l'ospedale psichiatrico a Colorno, situato a nord di Parma. A questo scopo si riadattarono i locali del farnesiano palazzo ducale e dell’adiacente convento dei domenicani.

Dal settembre del 1970 al marzo del 1971 l’Ospedale Psichiatrico di Colorno fu diretto da Franco Basaglia, per essere chiuso nel 1978 grazie alla Legge 180.

Alla realtà di Parma è legato anche il nome di Mario Tommasini, amministratore locale estremamente sensibile, che, eletto nel 1965 in consiglio provinciale tra le file del Partito Comunista Italiano, fece dell’apertura dell’Ospedale Psichiatrico di Colorno e della liberazione dei pazienti una missione umana e politica. Egli aprì al territorio un luogo, da lui stesso definito infernale e violento, e promosse la liberazione dei pazienti attraverso i legami sociali, la dimensione comunitaria e il lavoro.

Nel 1967 la Provincia di Parma ha finanziato la pubblicazione del volume “Che cos'è la psichiatria?” a cura di Franco Basaglia, in cui veniva raccolta l’esperienza goriziana, e ha allestito una mostra fotografica con le prime immagini dei manicomi italiani di Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin.

Dal 27 al 30 gennaio 1969 si svolse a Parma il convegno "Medicina e psichiatria", nel quale si avanzarono richieste di miglioramento della struttura del manicomio provinciale. Come segno di protesta, il 3 febbraio 1969 gli studenti occuparono l’ospedale psichiatrico e il 28 febbraio, un gruppo di fascisti, appoggiati da alcuni infermieri del manicomio, avviò un tentativo di contro-occupazione che però non ebbe successo. Il 9 marzo dello stesso anno terminò l'occupazione.

L'ospedale psichiatrico di Colorno è stato il set del film documentario del 1976 “Matti da slegare” di Silvano Agosti, Marco Bellocchio, Sandro Petraglia e Stefano Rulli.