Réseau internazionale di alternativa alla psichiatria del 1984 a Roma

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Il “Réseau internazionale di alternativa alla psichiatria “ promuove dal 2 al 7 maggio 1984 a Roma un convegno sul tema delle strategie di azione contro l’internamento psichiatrico, l’internamento degli anziani, degli handicappati, dei minori. Gli argomenti vanno dalla soppressione degli ospedali psichiatrici in tutta Europa, alle tecniche di controllo sociale del problema delle tossicodipendenze a quello degli handicappati. Il convegno infatti si allarga a temi non necessariamente psichiatrici ma che comunque riguardano tutti coloro che nella nostra società soffrono e non vengono aiutati. Tema principale dell’incontro è come sempre la denuncia delle istituzioni totali che perdurano a livello internazionale. Le pratiche psichiatriche, nonostante l’acquisizione di nuove procedure e strumenti alternativi, sono ancora pervase da gravi ambiguità. In particolar modo pare ancora non risolto il legame tra follia e pericolosità sociale.

Il "Réseau di alternativa alla psichiatria", l’organismo creato dieci anni prima da un piccolo gruppo di persone (guidate da Franco Basaglia) ha sviluppato collegamenti non soltanto europei ma di livello mondiale: sono presenti infatti delegazioni Usa, latino-americane e africane. Al tavolo della presidenza siedono Franca Ongaro Basaglia, Agostino Pirella (soprintendente agli ospedali psichiatrici di Torino), Franco Rotelli (soprintendente agli ospedali psichiatrici di Trieste), Hrayr Terzian. Sono presenti anche personalità come David Cooper e Félix Guattari. Gli stranieri venuti a Roma per discutere il modo di affrontare la malattia mentale fanno del nostro paese un punto di riferimento, considerando la 180 una legge avanzatissima alla quale guardano per cambiare la situazione nei loro paesi. Tuttavia, sono gli anni in cui in Italia viene proposta una revisione della 180, nota come la "180 bis" che - secondo i basagliani - cancellerebbe del tutto la legge di riforma dei manicomi.

Franca Ongaro Basaglia, impegnata da sempre, prima e dopo la scomparsa del marito, nella lotta contro la segregazione degli ospedali psichiatrici, ha accusato il ministero della Sanità di essere stato "completamente latitante, in tutti questi anni, per quanto concerne gli atti di indirizzo e di coordinamento che gli competevano". È accaduto purtroppo che una legge di riforma considerata fondamentale in gran parte del mondo (nella sola Europa sono un milione gli internati psichiatrici mentre cinque milioni sono gli anziani, gli handicappati e i minorenni "rinchiusi"), è sottoposta ad "attacchi che mirano a smantellarla prima ancora che sia stata applicata". Durante l’incontro si vuole analizzare appunto il parziale fallimento della legge, se essa vada modificata o quali ne siano i contenuti problematici. Secondo i convenuti: "Il discorso è molto semplice: la 180 è una legge-quadro, cioè una legge che doveva essere 'riempita' dalle regioni, delegate a creare tutto quello che avrebbe dovuto sostituire i manicomi. In molte città tutto è andato nel verso giusto, gli impegni sono stati rispettati, come appunto a Trieste, ad Arezzo, a Perugia, a Ferrara, a Pordenone, a Torino, in parte a Genova. In queste città la riforma ha funzionato e funziona: sono stati creati Centri di Salute Mentale aperti 24 ore su 24, sono stati affittati appartamenti dove i pazienti vivono in piccoli gruppi. Al contrario, altrove all'internamento del periodo pre-legge si è sostituito l'"abbandono" del paziente, è si è data cioè una risposta inaccettabile e che certamente non è quella che la legge si proponeva.”

Durante il convegno si analizza anche il concetto di “lotta” (intesa contro l’internamento ma anche contro l’”abbandono”). Si vorrebbe chiedere allora al ministro della Sanità Costante Degan perché non va a vedere i posti dove la riforma funziona, perché non verifica come e perché funziona, perché non indirizza e coordina come sarebbe suo compito i responsabili locali che non la rispettano. Perché - al contrario - si muove in una direzione esattamente opposta, proponendo la revisione di una legge che nessun governo ha fatto applicare e che viene definita "sbagliata" solo perché si vogliono ignorare tutte le esperienze positive che esistono nel nostro paese? “Abbiamo considerato l'approvazione della 180 come un punto di arrivo. Invece era solo un punto di partenza. Abbiamo lottato moltissimo a livello locale, ma come 'movimento' generale non siamo stati abbastanza presenti. Questa è l'unica cosa che possiamo rimproverarci, non abbiamo controllato quello che si faceva o meglio che non si faceva".




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