Padiglione "M"

Da oltreilgiardino.
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Il Padiglione M è stato fino al 1971 il padiglione delle donne tranquille, all’interno della divisione classica dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale. Con l’arrivo di Franco Basaglia, è stato il centro del lavoro di riforma della parte alta del parco, la “Montagna”, sotto la direzione di Franco Rotelli. È attualmente denominato padiglione “M” ed è oggi uno degli spazi più importanti del parco riqualificato e rinnovato. Situato nella parte alta del parco è un grande edificio di due piani con davanti a sé un vasto spazio aperto dove fiorisce nei mesi temperati un bellissimo glicine. Al piano terra hanno sede la Sartoria “Lister”, il centro di documentazione “Oltre il giardino” e “Radio fragola”. Al piano superiore vi sono alcuni uffici della Cooperativa Sociale “La Collina”, la CLU “Cooperativa Lavoratori Uniti Franco Basaglia” e il S.A.R. (Servizio Abilitazione Residenze) dell’ASUGI.

Dai primi anni Ottanta alla fine degli anni Novanta il Padiglione M ospita i volontari che accompagnano e sostengono la riforma basagliana. Scrive Guillermo Giampietro:

“La storia dei volontari nel padiglione “M” non è facile da raccontare. Si può sprofondare facilmente nella nostalgia di un sogno che non c'è più, un qualcosa di irripetibile, incompatibile con il tempo e la realtà che ci tocca vivere oggi. Fu per certo un'esperienza pratica di libertà politica e sociale, internazionale, esistenziale, trasgressiva. Nata della geniale intuizione di aprire una crepa ancora più profonda nel manicomio che veniva distrutto e nell’istituzione che doveva essere smantellata. Per fare ciò non serviva soltanto convocare operatori sanitari, poiché, nonostante tutte le buone pratiche, la stigmatizzazione poteva rientrare dalla porta di servizio. Era necessario aprire uno spazio che nascesse dall’incontro “tra tanti”, artisti, operatori, matti, operai, giramondo. La vita, l’amore, le feste, le idee, i linguaggi, dovevano occupare quei luoghi di controllo, separazione e reclusione. Così il parco di San Giovanni diventò un gigantesco laboratorio culturale, spontaneo, collaborativo, multietnico, senza orari, senza burocrazia, senza divieti, aperto alla città e al mondo. Un’esperienza che attraverso gli anni Settanta, Ottanta e Novanta è stata uno dei motori fondamentali per avviare sia le pratiche di deistituzionalizzazione, sia la proiezione della rivoluzione basagliana su scala internazionale.”